(Adnkronos) – I rumors su Sigfrido Ranucci in avvicinamento a La7 nascono, a quanto apprende l’Adnkronos, dai contatti avuti dal giornalista con il gruppo di Urbano Cairo per la pubblicazione di un libro con Solferino, la casa editrice di Rcs. Al momento, secondo fonti ben informate, non ci sarebbero trattative avviate per progetti televisivi. In seguito ai contatti il giornalista e Cairo avrebbero fissato un incontro che dovrebbe tenersi in autunno.
Il libro in questione, a quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe una sorta di sequel di ‘La scelta’ (uscito l’anno scorso per Bompiani) che dovrebbe affrontare, partendo da spunti autobiografici, il tema della libertà di stampa. Ma l’occasione dell’incontro con Cairo potrebbe rivelarsi giusta per allargare il discorso ad altri progetti futuri, anche televisivi. Secondo notizie circolate più volte già quest’estate su un possibile approdo a La7, Cairo avrebbe manifestato apprezzamento nei confronti del conduttore di ‘Report’. D’altro canto, non è un mistero che Ranucci negli ultimi mesi abbia visto peggiorare il suo rapporto con la Rai, scontento sia della gestione del palinsesto, tra il taglio delle puntate e quello delle repliche di ‘Report’, che dello svuotamento della sua storica redazione.
A quanto si apprende, si tratterebbe di un incontro importante ma non ancora decisivo, che avviene “a titolo personale tra persone che si stimano”. Fonti vicine al conduttore riferiscono che una delle cose che avrebbe colpito maggiormente Ranucci in questi mesi sarebbe il fatto di non aver potuto ‘difendere’ la propria squadra di lavoro, in seguito all’accordo tra la Rai e i sindacati sulla stabilizzazione di 200 giornalisti da inviare alle Tgr, tra cui sarebbero anche molti dei precari che negli ultimi anni sono stati in forze alla redazione di ‘Report’.
“Se davvero la Rai dovesse perdere Sigfrido Ranucci, saremmo di fronte a un segnale devastante: lo smantellamento progressivo del servizio pubblico e l’appiattimento totale dell’informazione ai desiderata del governo Meloni. Sarebbe la conferma di una deriva in cui la professionalità e l’indipendenza viene sacrificata sull’altare del controllo politico”, ha intanto commentato la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia.
“Non si può ignorare – aggiunge – il clima soffocante in cui Ranucci e la sua redazione sono stati costretti a lavorare negli ultimi due anni: attacchi continui da ministri ed esponenti di governo, nessuna parola di difesa da parte dei vertici Rai, totale silenzio istituzionale di fronte alle pressioni. Addirittura, caso probabilmente unico al mondo, un intero partito come quello di Fratelli d’Italia ha querelato la trasmissione. Ma soprattutto in questi anni abbiamo dovuto assistere a uno stillicidio di azioni utili solo a mettere i bastoni tra le ruote a Ranucci e alla sua squadra: dalla riduzione del numero di puntate al taglio delle repliche, dai ritardi nell’emissione delle matricole alla controprogrammazione di chi cura i palinsesti, fino ad arrivare ai moniti disciplinari e alla questione della stabilizzazione dei precari che verranno mandati nelle sedi regionali svuotando proprio redazioni come quella di Report. Tutto questo, mentre il programma continuava a registrare ascolti altissimi, confermandosi non solo una punta di diamante del giornalismo di inchiesta Rai, ma uno dei riferimenti più autorevoli e credibili di tutto il panorama mediatico italiano. Se l’uscita di Ranucci dovesse davvero concretizzarsi, non sarebbe un episodio isolato, ma l’ennesimo tassello di un disegno chiaro: ridurre al minimo gli spazi critici, neutralizzare l’inchiesta, indebolire ogni voce indipendente. Ed è proprio per questo che l’eventuale addio di Ranucci dalla Rai non riguarderebbe solo lui o una trasmissione: riguarderebbe la qualità della nostra democrazia. Rivolgo un appello ai vertici Rai: facciano il possibile per scongiurare questa ipotesi”, conclude Floridia.
