(Adnkronos) – La Corte penale internazionale ha emesso oggi, giovedì 21 novembre, tre mandati di cattura per crimini di guerra per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant oltre che per il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif.
Una decisione “assurda” e “antisemita” e basata su falsità e bugie. E’ questa la prima reazione che arriva dall’ufficio di Benjamin Netanyahu in risposta al mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano e l’ex ministro della Difesa, Yaov Gallant, per presunti crimini di guerra. Negando categoricamente ogni accusa, l’ufficio di Netanyahu afferma che il Paese non “si piegherà alle pressioni, non si farà intimidire e non arretrerà” fino alla realizzazione degli obiettivi della guerra.
I tre giudici hanno deciso all’unanimità sulla base delle accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra: sia Netanyahu sia Gallant saranno passibili di arresto se si recheranno in uno degli oltre 120 Paesi che fanno parte della Cpi. La Corte ha emesso anche un mandato per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, noto anche come Mohammed Deif, per il massacro del 7 ottobre 2023. Israele afferma di aver ucciso Deif in un attacco aereo ad agosto, ma Hamas non ne ha mai riconosciuto formalmente la morte. Le implicazioni pratiche della decisione potrebbero essere limitate, dal momento che Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, non sono membri della Corte.
Una decisione “assurda” e “antisemita” e basata su falsità e bugie. E’ questa la prima reazione che arriva dall’ufficio di Benjamin Netanyahu. Negando categoricamente ogni accusa, l’ufficio di Netanyahu afferma che il Paese non “si piegherà alle pressioni, non si farà intimidire e non arretrerà” fino alla realizzazione degli obiettivi della guerra.
“Oggi è un giorno buio per la giustizia, un giorno buio per l’umanità” ha commentato il presidente israeliano Isaac Herzog condannando “l’oltraggiosa decisione” della Corte penale internazionale di emettere i mandati d’arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. Una decisione che “ha trasformato la giustizia universale in una barzelletta”, aggiunge in un post sui social media, “facendosi beffe dei sacrifici di tutti quelli che si sono battuti per la giustizia, dalla vittoria degli alleati sui nazisti ad oggi”.
Secondo il presidente israeliano, la Corte penale internazionale con la sua decisione “ignora la sofferenza dei 101 ostaggi israeliani tenuti in brutale prigionia da Hamas a Gaza, ignora l’uso cinico da parte di Hamas del proprio popolo come scudo umano”. Herzog accusa la Cpi, inoltre, di ignorare “il fatto fondamentale che Israele è stato barbaramente attaccato e ha il dovere e il diritto di difendere il proprio popolo”. Ed infine “ignora il fatto che Israele è una vibrante democrazia, che agisce nell’ambito del diritto umanitario ed è impegnato a provvedere alle necessità umanitarie della popolazione”. Herzog ha detto che all’origine delle accuse vi è “un cinico sfruttamento delle istituzioni legali internazionali” dando la colpa “all’impero del male iraniana”. “Questa decisione sceglie di mettersi da parte del terrorismo e del male invece che della democrazia e della libertà – conclude – e trasforma lo stesso sistema della giustizia in una scudo umano per i crimini contro l’umanità di Hamas”.
L’Olanda si dice pronta ad agire in linea con il mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, se necessario. A riferirne è stata l’agenzia di stampa olandese Anp citando il ministro degli Esteri Caspar Veldkamp.
E’ di 88 morti il bilancio dei raid israeliani di ieri nel nord della Striscia di Gaza, con 66 vittime che si contano solo in un bombardamento di una zona residenziale nei pressi dell’ospedale Kamal Adwan a Beit Lahia. Lo ha riferito il giornale palestinese Filastin, che cita fonti locali, secondo cui la maggior parte delle vittime sono donne e bambini, mentre si contano decine di feriti e dispersi.
Continua intanto a salire il bilancio del raid attribuito a Israele contro Palmira, nel centro della Siria: secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con sede a Londra, i morti sono 68, di cui 42 combattenti siriani filoiraniani e 26 stranieri, per la maggior parte iracheni della milizia Harakat Hezbollah al Nujaba oltre a quattro libanesi di Hezbollah. Almeno 50 i feriti, tra cui sette civili. Il governo di Damasco conferma invece 36 vittime.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu riceverà oggi l’inviato americano Amos Hochstein, che sta lavorando al cessate il fuoco con Hezbollah in Libano. Lo ha annunciato il portavoce del primo ministro, Omer Dostri, all’indomani dell’arrivo di Hochstein in Israele, dove ha già incontrato il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer.
Il Senato degli Stati Uniti ha respinto nella notte alcune risoluzioni presentate da Bernie Sanders per vietare la vendita di armi a Israele. Solo 18 senatori (tutti democratici) hanno votato a favore – e 79 contro – dei testi che volevano bloccare l’invio di munizioni per i carri armati, granate da mortaio e kit per trasformare le cosiddette ‘bombe stupide’ in bombe di precisione.
“Secondo le Nazioni Unite, gran parte della comunità internazionale e tutte le organizzazioni umanitarie presenti a Gaza, Israele sta chiaramente violando il diritto umanitario internazionale. In queste circostanze, è illegale che il governo statunitense fornisca a Israele altre armi offensive. Gli Stati Uniti non possono essere complici di queste atrocità”, ha dichiarato il senatore indipendente del Vermont.