(Adnkronos) – “Il ddl sul consenso è assolutamente condivisibile come principio, però una legge che lascia troppo spazio alla libera interpretazione del singolo è una legge che rischia di intasare i tribunali e di alimentare lo scontro invece di ridurre le violenze”. Così il leader della Lega Matteo Salvini a margine della conferenza stampa convocata dal partito alla Camera sui risultati delle regionali.
Il vicepremier si dice “orgoglioso che anche la Lega abbia contribuito alla legge sul femminicidio, e la ‘madre’ del Codice Rosso Giulia Bongiorno non ha rinviato” l’approvazione della legge, “ma, da avvocato esperto, a fronte di un testo che poteva lasciare grande spazio a libera interpretazione e alla vendetta personale… è giusto che invece ci sia un testo puntuale e rigoroso per evitare che litigi personali intasino i tribunali, che migliaia di uomini e donne usino una norma scritta in modo molto vago per vendette personali per cui poi andrebbero di mezzo i minori”.
Non “si può sospettare di Giulia Buongiorno. Penso sia la più scrupolosa, è avvocato di tante vittime di violenza, però questa sorta di consenso preliminare, informato e attuale, così come è scritto, lascia lo spazio a vendette personali che intaserebbero i tribunali, decine di migliaia di contenziosi da parte di donne, di uomini e di tutti quanti. Un reato deve essere circoscritto”, conclude.
A Salvini fa eco il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari. ”Va bene voler fare le cose simboliche e quindi che bisognava votarlo entro il 25 novembre, data simbolica, ma quando si parla di diritto penale e di diritti, magari, visto che si parla della vita delle persone, correggere un testo che ha delle storture è nell’interesse di tutti”, ha detto ospite al programma Start di Sky TG24. “Penso che nessuno possa accusare Giulia Bongiorno di non essere in prima linea per la difesa dei diritti delle donne, se abbiamo un codice rosso è grazie a Giulia Bongiorno. La cosa che ha messo in evidenza è che quel testo è arrivato in Senato ieri, pensare che si doveva risolvere con un’analisi di cinque minuti è impensabile. Il testo passerà dopo che la commissione avrà fatto il suo lavoro come alla Camera. Non è un intoppo ma una questione procedurale. Se un testo è migliorabile è giusto farlo, non significa che la legge non verrà approvata”, ha concluso.
“Le dichiarazioni di Matteo Salvini sono raccapriccianti. Sostenere che le donne denuncino gli uomini ‘per vendette personali’ significa distorcere completamente la realtà. Richiamare lo spettro di false accuse come se fosse un’emergenza nazionale è una rete a strascico delle fake news che circolano online: un repertorio ben noto dei gruppi anti-femministi che, da anni, provano a delegittimare le vittime e a minimizzare il problema della violenza sessuale. Ed è grave che un rappresentante delle istituzioni riprenda tesi così infondate, dando loro dignità politica. Peraltro Salvini dimentica – o si finge di dimenticare – che stiamo parlando di violenza sessuale, e di una norma pensata per tutelare le vittime. Questo è il tema centrale: tutto il resto sono contorni impregnati di pregiudizi sessisti”, tuona la deputata del Partito democratico Michela Di Biase, relatrice del provvedimento sul consenso alla Camera.
“È grave che un ministro della Repubblica ignori, o faccia finta di ignorare – dice ancora – i dati Istat, secondo cui in Italia il problema è l’enorme numero di donne che subiscono violenze e non denunciano. Esiste un sommerso vastissimo, non un abuso delle denunce. Il problema è quindi l’esatto opposto di quanto sostenuto da Salvini. Le sue dichiarazioni dimostrano un pregiudizio sessista e profondamente inquietante. Appaiono utili soltanto a collocarsi all’interno degli equilibri della maggioranza e a ridimensionare la leadership di Meloni nel post-regionali, piuttosto che a prendere sul serio un tema che riguarda la sicurezza e la dignità delle donne”.
“Non ho studiato questo problema, so soltanto posso soltanto ripetere che quando si tocca una norma penale anche le virgole hanno la loro efficacia” ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “La norma penale deve essere scritta, soprattutto quando è innovativa come questa, in modo tecnicamente perfetto, che non dia adito a, diciamo, interpretazioni fantasiose”. Per Nordio”quando si modifica una norma della parte generale, che quindi riguarda per esempio il caso dell’elemento soggettivo del reato, come la consapevolezza del consenso o del dissenso, tocchi i nervi vitali del codice penale. Non puoi affidarti alla emotività di una elaborazione, diciamo atecnica, devi valutare virgola per virgola, proprio per evitare un domani delle interpretazioni eccentriche”.
