(Adnkronos) – Città del Vaticano, 8 nov. (Adnkronos) – Sei mesi di papa Leone. E’ trascorso metà anno dall’8 maggio scorso quando Robert Francis Prevost, primo Papa statunitense e primo agostiniano, è stato eletto al soglio di Pietro. Ecco le frasi chiave che sintetizzano i 180 giorni di pontificato. “La pace sia con tutti voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”, le prime parole dell’era Prevost, pronunciate dalla Loggia centrale al suo primo affaccio.
Nella messa di insediamento Leone ha spiegato la sua idea di Chiesa: “Unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità”.
Nella prima celebrazione con i cardinali nella Cappella Sistina: “Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. Sette giugno, veglia di Pentecoste: “Non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili”.
La fede secondo Leone è attenta al “rischio di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono senza rinnovarsi e senza cogliere le sfide del presente, capace di lasciarsi interrogare dagli avvenimenti, dagli incontri e dalle situazioni concrete delle comunità, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede”. Una fede che non giudica gli altri, che non ci fa sentire “perfetti”.
La parola più ricorrente in questi primi sei mesi è stata “pace”. In nome della pace Leone ha offerto il Vaticano come luogo di mediazione per fermare le guerre, in particolare quella in Ucraina. Più volte Leone ha fatto appello contro il riarmo, denunciando l’uso delle fake news come pretesto per attacchi preventivi o per scatenare nuove guerre: “La gente non può morire a causa di fake news”. Nei primi sei mesi di pontificato è arrivata la prima esortazione apostolica di Prevost, Dilexi te: l’amore ai poveri, ha scritto Leone nel suo primo documento, iniziato da Papa Francesco, non è un “percorso opzionale”, ma rappresenta “il criterio del vero culto”.
“Lo Stato in cui non si ha la giustizia non è uno Stato”. Il discorso più forte di questo inizio di pontificato, Leone lo ha pronunciato con i Movimenti popolari, il 23 ottobre scorso, quando ha ricordato che “l’esclusione è il nuovo volto dell’ingiustizia sociale. Il divario tra una ‘piccola minoranza’ – l’1% della popolazione – e la stragrande maggioranza si è ampliato in modo drammatico. Come Vescovo in Perù, sono felice di aver sperimentato una Chiesa che accompagna le persone nei loro dolori, nelle loro gioie, nelle loro lotte e nelle loro speranze. Questo è un antidoto contro un’indifferenza strutturale che si va diffondendo e che non prende sul serio il dramma di popoli spogliati, derubati, saccheggiati e costretti alla povertà”.
Migranti come “fratelli” e la denuncia (sempre nel discorso ai Movimenti popolari) sui migranti trattati come “spazzatura”: “Gli Stati hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini, ma ciò dovrebbe essere bilanciato dall’obbligo morale di fornire rifugio. Con l’abuso dei migranti vulnerabili, non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato. Si stanno adottando misure sempre più disumane -persino politicamente celebrate -per trattare questi ‘indesiderabili’ come se fossero spazzatura e non esseri umani”. “Il cristianesimo, invece, si riferisce al Dio amore, che ci rende fratelli tutti e ci chiede di vivere da fratelli e sorelle”. Papa Leone collega strettamente la cura del creato al tema della pace definendola una “necessità urgente” che chiede di passare dalle parole ai fatti.
