(Adnkronos) –
Il disegno di legge di bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale è stato bollinato dalla Ragioneria di Stato e inviato dal ministero dell’Economia e delle Finanze alla presidenza del Consiglio dei ministri. Lo comunica una nota del Mef. Il testo conta 154 articoli nella sua versione finale: erano 137 nella prima bozza circolata nei giorni scorsi. 

 

Nel testo cambia la norma sugli affitti brevi: l’aumento dell’aliquota sulla cedolare secca al 26% sul primo immobile vale solo per chi si affida a intermediari immobiliari o portali telematici, mentre resta al 21% per gli altri. Nel documento si legge infatti che l’aliquota è ridotta al 21% per i redditi derivanti dai contratti di locazione breve relativi a una unità immobiliare individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi “sempre che, durante il periodo d’imposta, non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare”. 

 

Confermato il taglio dell’Irpef dal 35 al 33% per i redditi dai 28mila ai 50mila euro e la sterilizzazione sopra ai 200mila euro, tramite detrazioni. “Per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 200.000 euro l’ammontare della detrazione dall’imposta lorda spettante in relazione ai seguenti oneri, determinato tenendo conto di quanto previsto dai commi precedenti e dall’articolo 15, comma 3-bis, è diminuito di un importo pari a 440 euro”, si legge nel testo. 

 

Si riduce il taglio dei finanziamenti al Fondo per il cinema e l’audiovisivo. Nel testo bollinato, infatti, la sforbiciata ammonta a 150 milioni per il 2026, contro i 190 previsti nella bozza circolata pochi giorni fa; ugualmente, per il 2027 la riduzione sarà di 200 milioni contro i 240 previsti nella bozza. Quindi, come si legge nel testo, il complessivo livello di finanziamento, originariamente fissato a 700 milioni, sarà erogato “in misura non inferiore a 550 milioni di euro annui per l’anno 2026 e a 500 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027”. 

 

Confermate le risorse in più per la sanità. L’articolo 63 prevede che “il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027”. La premier Meloni, venerdì scorso al termine della conferenza stampa di presentazione del Ddl, parlando delle risorse per la sanità ha sottolineato che “per il 2026, oltre ai 5 miliardi già previsti, ci saranno ulteriori 2,4 miliardi di aumento sul Fondo sanitario nazionale che quindi dal 2025 al 2026 aumenta di 7,4 miliardi”. Sulla prevenzione, l’articolo 64 prevede che “una quota del fabbisogno sanitario standard, pari a 238 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026, è destinata al rafforzamento degli interventi nel settore”, ovvero “al potenziamento dello screening mammografico per il tumore della mammella, allo scopo di estenderlo alle donne di età compresa tra 45 e 49 anni e tra 70 e 74 anni, al potenziamento dello screening per il tumore del colon-retto, allo scopo di estenderlo alle persone di età compresa tra 70 e 74 anni; alla prosecuzione del programma di prevenzione e monitoraggio del tumore polmonare”.  

 

Nel testo bollinato è stato inserito un articolo, il 134, attraverso il quale si istituisce un fondo da ripartire “con una dotazione di 2.200 milioni di euro per l’anno 2026, destinato a far fronte agli effetti finanziari derivanti da contenziosi nazionali ed europei”. Scopo del fondo è quello di dare copertura a eventuali procedure di infrazione verso l’Italia o sentenze a carico dello Stato. Tra queste rientra il rimborso nei confronti di Mediolanum da parte del fisco italiano in seguito alla sentenza della Corte di giustizia europea sulla questione della doppia tassazione dei dividendi. 

 

Ministeri in spending review con un taglio delle dotazioni finanziarie che ammonta complessivamente a circa 7 miliardi in tre anni. Lo si legge nelle tabelle presenti nel testo bollinato della manovra. Di questi, 2,2 miliardi nel 2026, 2,15 nel 2027 e 2,8 dal 2028. Tra i ministeri più colpiti spiccano il Mit, con oltre 520 milioni solo nel 2026, il Mef con oltre 450 milioni e il Mase per oltre 370 milioni. 

Non è esente nemmeno Palazzo Chigi. Secondo l’articolo 129, che riguarda appunto le ‘Norme di revisione e di razionalizzazione della spesa’, è previsto che “a decorrere dall’anno 2026” la presidenza del Consiglio dei ministri verserà “all’entrata del bilancio dello Stato la somma di 50 milioni di euro annui”.