(Adnkronos) – Il gup di Roma ha rinviato a giudizio cinque medici dell’ospedale Bambino Gesù accusati di omicidio colposo in relazione alla morte del piccolo Giacomo Saccomanno, il bimbo di due anni deceduto il 3 gennaio del 2019 e a cui, secondo l’accusa, era stato impiantato in modo errato un pacemaker. Sul caso era stata avviata una prima inchiesta poi archiviata e successivamente, sulla base di ulteriori elementi portati all’attenzione dei magistrati di piazzale Clodio era stato aperto un nuovo fascicolo nei confronti dei medici. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, un diverso pm in aula nel corso dell’udienza preliminare aveva invece sollecitato il non luogo a procedere o una perizia. Ma oggi il gup ha disposto per tutti i medici il processo, che inizierà il 19 novembre davanti alla nona sezione del tribunale di Roma.  

Per l’avvocato Gaetano Scalise, difensore dei cinque medici, si tratta di “una decisione che ha dell’incomprensibile anche a fronte delle richieste della procura che aveva insistito per l’espletamento di una perizia e comunque per il proscioglimento degli indagati”. “La circostanza che le posizioni siano state tutte accomunate, senza alcuna differenziazione, dimostra un approccio superficiale alle questioni prospettate nel corso dell’udienza e che avremo comunque modo di fare apprezzare in dibattimento. Si tratta di una vicenda certamente triste – conclude Scalise – nella valutazione della quale ha prevalso la componente umana”. 

 

Il piccolo, nato a Rosarno e affetto dalla nascita da una grave patologia cardiaca, era stato sottoposto a un intervento al centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell’Ospedale Bambino Gesù del San Vincenzo di Taormina. Il bimbo mentre si trovava in Calabria era stato trasferito poi a Roma, dove è deceduto. Secondo l’accusa, i medici dell’ospedale romano intervennero con “macroscopico ritardo”, e vennero “mal posizionate le cannule arteriosa e venosa a sinistra del collo al paziente” che versava in “arresto cardiocircolatorio prolungato”. Da parte dei medici indagati, secondo la procura, ci fu “negligenza, imprudenza ed imperizia”. Nel procedimento i genitori e i nonni del bimbo sono parti civili e parti offese, assistiti dagli avvocati Jacopo Macrì e Domenico Naccari. 

 

“Non posso che essere felice della decisione del gup. Dopo anni di lotte, perizie fasulle per le quali c’è anche un avviso di conclusione delle indagini contro i primi periti: è stata una battaglia enorme e oggi finalmente posso dire che si vede un po’ di luce”, ha detto Giacomo Saccomanno, nonno del bimbo. “Il processo probabilmente finirà in prescrizione perché i tempi sono stretti e questo è il fallimento della giustizia – afferma – ma il bambino si poteva salvare, e lo diciamo in tutti i modi. Per me Giacomo è stato ucciso, non mi fermerò davanti a nulla ma andrò avanti fino in fondo, la giustizia non può permettere che accadano fatti come questi. La professione del medico è una missione e va portata avanti con disponibilità, amore e il rispetto di quelli che sono gli oneri del professionista. Nella nostra storia non c’è stato alcun rispetto, era il 31 dicembre e invece di operare il bambino che arrivava a Roma con un aereo militare per via dell’urgenza, non è stato operato nonostante il primario dell’ospedale di Polistena avesse già comunicato che il bambino sarebbe morto se non fosse stato operato immediatamente. E’ questo quello che fa male, perché il bambino si sarebbe potuto salvare”.  

In merito alla richiesta di non luogo a procedere nei confronti dei medici fatta dal pm d’aula nella scorsa udienza “sto valutando di fare un esposto al Csm e una segnalazione al procuratore capo: non può un pm arrivare in udienza senza conoscere il processo, il pubblico ministero titolare aveva chiesto il rinvio a giudizio e poi un magistrato arriva in udienza e chiede il non luogo a procedere” conclude.