(Adnkronos) – La Commissione Europea propone di redigere un primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri, che comprenda Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Alcuni Stati membri, sottolinea, dispongono già di elenchi nazionali di Paesi di origine sicuri. Un elenco dell’Ue li integrerà e promuoverà un’applicazione “più uniforme” del concetto, che consentirà agli Stati membri di trattare le domande di asilo dei cittadini dei Paesi elencati con una procedura accelerata, sulla base della probabilità che le loro domande siano accolte. 

“Le nuove regole velocizzano l’esame delle richieste d’asilo ma non limitano i diritti fondamentali” afferma un portavoce della Commissione europea in merito alla lista, presentata oggi, come parte di uno sforzo per anticipare l’attuazione di alcuni elementi del nuovo Patto di migrazione e asilo, la cui piena implementazione è prevista per il 2026. “Gli Stati membri devono comunque valutare ogni domanda individualmente, con tutte le garanzie procedurali previste. Questo indipendentemente dalla provenienza del richiedente. La proposta attuale non modifica questo principio, ma consente procedure più rapide per le domande che si prevede saranno respinte, anche alla frontiera. Il sistema diventerà così più efficiente, ma senza compromettere le tutele per i richiedenti asilo”, specifica il rappresentante della Commissione. 

Nell’elenco figurano Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto e India, ma anche Marocco e Tunisia, Paesi che secondo le testimonianze di attivisti per i diritti umani, Ong, giornalisti ed esponenti della comunità Lgbtiq + non rispettano i criteri di definizione di Paese d’origine sicuro. Ma tale designazione “non rappresenta una garanzia di sicurezza per tutti i cittadini di quel Paese”, specifica il portavoce, aggiungendo che si tratta di un “elenco dinamico, che potrà essere ampliato o modificato nel tempo”, e che i Paesi “potranno anche essere sospesi o rimossi qualora non rispettino più i criteri richiesti”. 

La Commissione ritiene anche che i Paesi candidati all’adesione all’Ue “soddisfino, in linea di principio, i criteri per essere designato come Paese di origine sicuro, poiché, nel quadro del percorso di adesione, lavorano per garantire la stabilità delle istituzioni democratiche, lo Stato di diritto, i diritti umani e la tutela delle minoranze”. Questi saranno quindi esclusi dalla lista “solo in circostanze molto specifiche, elencate nella proposta”, anticipa il portavoce dell’esecutivo Ue. 

Oltre alla lista Ue dei Paesi di origine sicuri, la Commissione Europea propone di applicare in anticipo un’altra parte del patto sulla migrazione e l’asilo, ancor prima della sua entrata in vigore nel giugno del prossimo anno. Si tratta della soglia di riconoscimento del 20%: gli Stati membri possono applicare la procedura di frontiera, o una procedura accelerata, alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene la protezione internazionale nell’Ue. 

“La proposta di regolamento, presentata oggi dalla Commissione europea, che ha aggiornato la lista dei Paesi Terzi sicuri, costituisce anche un successo del Governo italiano che ha sempre lavorato sia a livello bilaterale, che multilaterale per ottenere la revisione del regolamento” ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Oltre agli Stati candidati all’adesione alla Ue, nella lista compaiono anche Egitto, Tunisia e Bangladesh, analogamente a quanto aveva previsto l’Italia non senza polemiche e contrapposizioni politiche strumentali e puramente ideologiche”. 

”In linea con le nostre aspettative, la proposta lascia ai singoli Stati Membri la possibilità di designare i Paesi di Origine sicuri, con eccezioni per specifiche parti di territorio e categorie di persone – ha aggiunto -. Inoltre, come proposto dall’Italia, il regolamento contiene anche il riferimento all’anticipazione dell’attuazione di alcune normative contenute nel Patto Migrazione e Asilo; in particolare prevede la possibilità di applicare le procedure accelerate di frontiera, come quelle previste in Albania, ai richiedenti asilo che abbiano una nazionalità con un tasso di riconoscimento del diritto di asilo a livello europeo inferiore al 20%”.